Il Senato italiano ha presentato le proposte per il nuovo APE (Attestato di prestazione energetica) europeo.
E’ stata approvata dal Senato una risoluzione con i commenti alla proposta del parlamento Europeo di modifica alla direttiva 2010/31/UE sull’APE nell’edilizia. L’obiettivo del Senato è quello di mettere in pratica il principio essenziale dell’Unione dell’energia “l’efficienza energetica al primo posto“.
La richiesta principale della Commissione Industria del Senato è di rispettare gli obiettivi europei sul risparmio energetico. E’ però fondamentale che non vengano aumentati i costi per i cittadini e le imprese.
La Commissione critica sostanzialmente 3 punti della nuova direttiva (ancora in bozza):
L’obbligo di redigere un nuovo APE dopo qualsiasi intervento di installazione o miglioramento dell’impianto. Viene quindi richiesto che questo obbligo sia limitato ai casi in cui l’intervento possa incidere davvero sulla prestazione energetica. Si eviterebbero in questo modo notevoli costi aggiuntivi.
Il nuovo documento chiede inoltre che gli attestati consentano di valutare i risparmi energetici ottenuti con i bonus e le detrazioni dallo Stato. Il confronto tra i consumi energetici effettivi degli edifici sarà possibile grazie alla registrazione dei valori in una banca dati. Secondo il Senato il calcolo del risparmio energetico ottenuto con un intervento non si deve basare sul confronto tra due APE differenti in quanto potrebbero essere stati utilizzati metodi diversi. Gli APE, infatti, si basano sul consumo stimato in condizioni standard.
La terza richiesta riguarda la necessità di introdurre contratti di Rendimento energetico – EPC (Energy performance contract). Secondo il Senato è necessario incentivare l’utilizzo di risorse per misure su interi edifici, anziché sulle sole singole unità abitative. L’obiettivo è centrare gli obiettivi di efficientamento energetico degli edifici.
Risulta necessario garantire un quadro regolatorio che consenta la realizzazione di interventi di ristrutturazione efficiente nei condomini anche in presenza di eventuali condomini che non possono affrontare le spese.