Città Italiane verso le Smart Cities

In Europa è in corso ormai da anni la trasformazione delle principali città in Smart Cities.

 

Questi Moderni centri urbani sono più sostenibili, in grado di offrire una migliore qualità della vita, un corretto utilizzo delle risorse naturali e un impiego diffuso delle moderne tecnologie di comunicazione, mobilità ed efficienza energetica.

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Secondo uno studio del Politecnico di Milano il nostro Paese avrebbe grandi potenzialità ma le nostre città sono ancora indietro rispetto al resto d’Europa

 

Il report pubblicato dall’Energy Strategy Group del Politecnico di Milano, ha messo in luce le potenzialità del nostro paese ad oggi però ancora poco sfruttate a causa dei bassi investimenti e da un modello di sviluppo errato.

 

L’analisi ha preso in considerazione le 50 maggiori città italiane (per numero di abitanti) ed ha stimato che il potenziale di mercato delle Smart City in Italia ammonta a circa 65 miliardi di euro, oltre 7 volte gli investimenti realizzati fino a oggi.

 

Secondo gli analisti entro il 2020 il giro d’affari potrebbe raggiungere i 10 miliardi di euro, un mercato medio di nuove realizzazioni pari a 2 miliardi di euro annui tra il 2016 ed il 2020, il doppio rispetto al ritmo medio degli ultimi anni.

 

Le tecnologie alle quali viene associato il maggior potenziale atteso sono quelle per l’efficienza energetica (45%) e il teleriscaldamento (37%).

 

Nello studio effettuato vengono distinti due differenti modelli di sviluppo sostenibile: organico e additivo. Il primo prevede forme di finanziamento PPP (partenariato pubblico-privato) in grado di coinvolgere tutti i soggetti interessati, mentre nel secondo il ruolo centrale è assunto solo dalla Pubblica amministrazione e tutti i finanziamenti sono legati solo alla presenza di fondi nazionali e comunitari.

 

Sebbene in città come Milano e Torino, si stia cominciando ad affermare il modello di sviluppo organico (ancora con molte limitazioni), non è così nel resto della penisola e ciò costituisce il principale problema che impedisce alle altre città italiane di reggere il passo con le concorrenti all’estero, insieme all’elevata burocratizzazione e alla ridotta capacità di spesa delle PA. Il passaggio da un modello additivo ad uno organico riuscirebbe a portare un incremento dell’efficienza nell’ordine del 20-40%.

 

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