Oltre 1.000 impianti rinnovabili italiani sono considerati fuori norma dall’Autorità per l’Energia Elettrica, il Gas ed il Sistema Idrico (Aeegsi).
Nella maggior parte dei casi si tratta di impianti fotovoltaici o eolici che nei giorni senza vento o sole producono molto poco. In altri casi invece possono essere estremamente operativi ma non lineari. Si stima che questi impianti rinnovabili producano un totale di circa 960 mega Watt.
La problematica principale di questi impianti rinnovabili è che se non controbilanciati da apparecchiature e sistemi di sicurezza, può generare nella rete di distribuzione sbalzi di energia troppo rilevanti. Questi sbalzi, secondo Aeegsi, possono comprometterne la tenuta e provocare dei black-out.
Nonostante gli impianti dovessero essere messi in sicurezza già nel 2012, le strutture ancora oggi non a norma sono 1.064. Il fenomeno di eventi di sottoproduzione o sovrapproduzione di energia è stato fino ad ora sottovalutato. Per questo motivo è giunto il giro di vite delle autorità.
L’Aeegsi ha emanato la delibera numero 84 del 2012, con la quale ha imposto a tutti gli impianti di produzione allacciati in bassa e media tensione di rispettare una serie di prescrizioni tecniche volte ad assicurare la stabilità e la sicurezza della rete di distribuzione. Queste prescrizioni oggi diventano perentorie. Gli impianti con potenza superiore a 50 kW dovranno essere messi in sicurezza entro il 31 gennaio 2017. Tutti gli altri impianti con potenza inferiore dovranno essere a norma entro il 31 marzo 2017.
Quegli impianti che non si adegueranno entro i termini, saranno immediatamente disconnessi dalla rete elettrica, quindi tutta l’energia che produrranno non potrà più essere venduta e sarà perduta. Nel 2012 era stato garantito l’accesso ad un contributo pubblico fino a 5.000 Euro che oggi non è più previsto. Gli impianti ritardatari dovranno pagare un contributo di 200 euro per le spese di sopralluogo dovute al gestore di rete.