Pellet, un mercato in evoluzione

Non c’è dubbio che in Italia l’utilizzo del pellet per il riscaldamento si stia espandendo, ogni anno se ne bruciano circa 3 milioni di tonnellate e ormai il nostro Paese è in prima posizione a livello mondiale in quanto a consumo.

 Dato che la produzione interna non riesce a rispondere alla crescente domanda di risorse, l’Italia, con oltre 2,5 milioni di tonnellate l’anno (provenienti in gran parte da Austria, Germania, Stati Uniti e Canada), risulta essere anche il primo importatore di pellet nel mondo.

 

Il consumo di pellet in Italia si concentra per larga parte nel settore residenziale, 2,7 tonnellate vengono infatti consumate da stufe e caldaie domestiche, mentre le utenze commerciali (con potenza oltre 35 kW) che hanno installato impianti a pellet sono ancora poche.

 

Il prezzo del pellet è molto variabile e fortemente legato all’offerta, questo perché dipende fortemente dalla stagione in cui viene acquistato e anche dalle condizioni metereologiche. Il prezzo è minore durante il periodo estivo, quando c’è meno richiesta, e cresce durante i mesi freddi, con ulteriori aumenti quando l’inverno risulta particolarmente rigido. Un’altra componente che determina fortemente il prezzo è l’IVA, aumentata nel 2015 dal 10 al 22% ma che, con la Legge di Stabilità 2016, potrebbe tornare a diminuire dal prossimo anno.

 

Per avere un’ottima resa e un maggiore risparmio energetico è necessario acquistare stufe e caldaie di qualità elevata, ma è molto importante anche scegliere un buon combustibile. Il pellet da utilizzare per alimentare le stufe domestiche deve avere la classificazione A1 della normativa UNI EN ISO 17225-2, mentre per alimentare le caldaie dovrebbe essere utilizzato un pellet di tipo A2 o B.

 

Una ulteriore conferma per i consumatori sulla qualità del combustibile, al momento dell’acquisto, è la presenza sulla confezione del prodotto di una delle sigle delle certificazioni emesse da enti terzi: ENplus, DINplus o O-NORM M7135

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